Pensi che a te non debba accadere mai, pensi che vedrai spirare i tuoi genitori in un età compresa fra i 100 e i 120 anni, senza sofferenza alcuna, solo la vecchiaia che passa, nient’altro.
Pensi che la vita talvolta possa essere meno dolorosa di quello che pensi, pensi che quando arriverà il momento sarà “indolore” un soffio e l’anima vola via.
Lo pensi, ci credi, poi apri gli occhi e ti ritrovi in una scena da film, dove vorresti urlare “fatemi uscire da qui” dove, da come ti sembra surreale e grottesca la situazione, non riesci a credere che stia succedendo davvero. Vorresti un altro respiro vorresti vedere muovere ancora il petto, capire che il cuore batte ancora, capire che c’è ancora, che è lì, te ne freghi tutto il mondo in quel momento, ti distacchi dalla realtà perchè ti fa troppo male e non la vuoi accettare.
Qui la natura umana più perfida viene fuori, la natura egoista che è in noi che ti fa pensare “ io lo vorrei ancora qui” ignorando le sofferenze atroci che sta provando quel povero corpo inerme, la natura cattiva che è dentro tutti noi vieni fuori e pensi “perchè lui, perchè non qualcun’altro” il “perchè” e il “se” diventano le tue parole d’ordine, diventano i tuoi tormenti.
Non passa giorno che la tua mente non si assilli che tutte le domande del mondo, ma tanto non troverai mai risposta, perchè tanto una risposta non c’è.
Non si passa questo dolore, non lo accetterai mai, si impara solo a convivere con il dolore, che buffo.. sono le stesse parole che il dottore disse a mio padre qualche mese fa “ non si guarisce dalla malattia, si impara a convivere con la malattia”, peccato che con alcuni “mostri” non puoi convivere, vogliono tutta la tua vita, la tua anima, ti prosciugano fino all’ultimo inesorabile momento e tu non puoi fare niente. Forse la cosa più atroce è che capisci quanto sei inutile, quanto non servi a niente, non puoi fare niente, solo affidarti ai dottori, seguire protocolli, sperare, pregare,
Dentro hai una tristezza continua, ridi scherzi, cerchi di sdrammatizzare tutto, ma dentro di te rimane a farti compagnia questa tristezza, come se fosse diventata il fondale della tua esistenza, talvolta riesci a tenerla a bada sul fondo, come se fosse un fondale marino con sassi, percepisci la pesantezza, ma riesci comunque a nuotare, talvolta è più sabbioso, come ti muovi si solleva quella poltiglia, niente è più nitido tutto è confuso, poi ci sono le volte che non senti la pesantezza, l’acqua è limpida, ma ti muovi e capisci che il fondale si è trasformato in delle sabbie mobili; ti prendono, sei sopraffatto dai pensieri, dai ricordi, dalle immagini terrificanti delle ultime ore, il rumore di quel respiro il tuo cuore che batte all’impazzata dalla paura quando si accorge che cambia, poi le immagini belle i ricordi di una vita, la sabbie mobili ti afferrano e non ti lasciano andare via, ti manca il fiato, le lacrime scendono inesorabili fino a che non capisci che ti devi arrendere non puoi lottare, devi far passare anche questa ondata di dolore per poter ripartire a nuotare.
Mio figlio Tommy mi ha detto “ dicono che uno non è un eroe finchè non muore lo sai Mamma?! Il nonno sarà sempre il mio eroe, sarà sempre l’eroe dei miei sogni”.
Eva…tutte le parole che hai scritto rendono benissimo l’idea di cosa stai vivendo…e le prime sette righe bhè…è quello che penso, che spero e per cui prego, ogni giorno.
Ti abbraccio forte cara Eva, e abbraccio il tuo papà che ho visto una sola volte, nel mio negozio e che mi è sembrato forte e distinto, con un’aria un po’ da attore americano.
Ciao Erika
Eva carissima…che dire ,ti capisco anche se mio padre se ne è andato che avevo molto più anni di te, mi sentivo esattamente nel tuo stato d’animo !! Ti abbraccio fortissimo…con tanto affetto tua Patrizia